mercoledì 1 febbraio 2012

GETULLIO MARCACCINI, UN VALENTE PILOTA RICCIONESE

L'amico Fosco Rocchetta ci ha fatto omaggio di un suo nuovo articolo che, con immenso piacere, vado quest'oggi a pubblicare su Cesena Bikers. Anche questa volta Fosco ci regala una bellissima storia di uomini e moto della nostra amata Romagna ed in particolare della sua città: Riccione. Buona lettura!

Su E' RUMAGNOL (traduzione IL ROMAGNOLO, una pubblicazione editoriale locale), più volte ho avuto modo di illustrare il notevole interesse che da sempre accompagna il motociclismo in Romagna. E' inoltre opportuno far presente che numerosa stampa ha sottolineato quello che può ritenersi un simpatico aneddoto: ovvero che mentre i romagnoli pronunciano il termine “è mutor”, nel fervore di questa parola dialettale, ancor più si coglie l'amore vibrante che gli abitanti di questa antica regione d'Italia nutrono per il mondo dei motori. A Riccione la passione per la moto ha suscitato grandi entusiasmi sin dalle “pionieristiche” competizioni che avevano luogo negli anni Venti del Novecento, presso l' “ingar” (dall'inglese “hungar”). Con questa espressione dialettale i riccionesi identificano tuttora l'area (ora sede del Luna Park estivo), che fu utilizzata come aviorimessa negli anni del primo conflitto mondiale.
Nel secondo dopoguerra, a partire dal 15 agosto 1946, le gare si terranno sul lungomare e strade adiacenti, con una crescente partecipazione di pubblico, fino al 4 aprile 1971, in cui, sull'asfalto bagnato, tragicamente, perse la vita il centauro cremonese Angelo Bergamonti.
Negli anni Sessanta, e sino ai primi anni Settanta dello scorso secolo, tra i protagonisti della “Mototemporada Romagnola”, ossia di quelle indimenticabili gare che si disputavano sui vari circuiti cittadini (Cattolica, Cesenatico, Milano Marittima, Riccione, Rimini), merita a pieno titolo d'esser annoverato un pilota riccionese: Getullio Marcaccini (1938-1989), scomparso prematuramente in seguito ai postumi di un incidente stradale. Nativo di Gemmano, ha conseguito importanti risultati, tra cui il titolo cadetti e junior nel 1959 e 1960 del campionato italiano di velocità nella classe 125 c.c. , Getullio Marcaccini rappresenta un esempio di genuina dedizione ad uno sport affascinante quanto pericoloso: in quegli anni si correva quasi sempre lungo le strade cittadine, tra gli edifici, muri, pali della luce, quasi a contatto della gente, senza alcuna via di sicurezza, con caschi e tute che assai poco proteggevano i piloti in caso di cadute. Meccanico di professione, privo di sponsor, con scarse risorse economiche, anche allora indispensabili per poter primeggiare, è ricordato con affetto dagli amici e da quanti lo hanno conosciuto, soprattutto per la semplicità di vita e le sue qualità umane. Ha corso prevalentemente in sella ad una Aermacchi 350 e 500 c.c., rivaleggiando coi più celebrati campioni dell'epoca quali: Giacomo Agostini, Phil Read, Mike Hailwood, Walter e Francesco Villa, Renzo Pasolini, Silvio Grassetti, Angelo Bergamonti, Luigi Taveri, Remo Venturi, Alberto Parlotti, Guido Mandracci, Alberto Pagani, Roberto Patrignani, Gianpiero Zubani, Vasco Loro, Emanuele Maugliani, John Cooper, diversi dei quali, ahimè, scomparsi in incidenti di gara, molto frequenti in quegli anni. Oltre ai titoli italiani in precedenza citati, Getullio Marcaccini si è aggiudicato la gara nella classe 125 del 6° Circuito Coppa Città di Fermo il 24 luglio 1960 in sella ad una Ducati, alla media di Km. 90,434. Sempre nello stesso circuito, l'anno successivo si classificava secondo, effettuando il giro più veloce alla media di Km. 99,274. Tra i piazzamenti raggiunti dal pilota nelle “mitiche” gare della “Mototemporada Romagnola”, si registra il 3° posto nel Circuito di Cesenatico del primo maggio 1962, nella classe 125 c.c., su Ducati, in una gara vinta da Francesco Villa su Mondial. Merita poi d'esser enumerata la quarta posizione ottenuta dal pilota riccionese nel campionato italiano classe 500 c.c. del 1971, fatto proprio dal pluricampione mondiale Giacomo Agostini. Il corridore romagnolo, quando ne ha avuto la possibilità, a sue spese, prendendosi dei giorni di ferie, ha anche partecipato ad alcuni appuntamenti del motomondiale, come il Gran Premio delle Nazioni di Monza (13 sett. 1970), giungendo 14° nella classe 350 c.c. su Aermacchi, e quello di Spagna ( 23 sett. 1972) nel Circuito del Montjuic (Barcellona), classificandosi 8°, questa volta in sella ad una Aermacchi 500.
Ritengo sia giusto ridestare la memoria di un pilota, che in maniera sobria e pacata, ha rappresentato degnamente Riccione in uno sport che in Romagna vanta le più gloriose tradizioni. La passione per il motociclismo Marcaccini l'ha trasmessa al figlio Roger, il quale dopo essersi cimentato in competizioni sin dalla tenera età, ha lavorato prima come tecnico presso vari team del motomondiale, ed ora come manager in una importante squadra.

di Fosco Rocchetta

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