martedì 19 aprile 2011

Bergamonti: Un vero fuoriclasse (verdetto del GP di Spagna del 1970)



Dopo la parentesi del 1969 sul circuito di Jarama a Madrid, il GP di Spagna per il 1970 fece ritorno sul suo classico palcoscenico ossia il circuito di Montjuich di Barcellona. Di scena in quella occasione tutte e 5 le cilindrate: 50-125-250-350-500. L'edizione del 1970 segnò il grande ritorno della 350 su questo tracciato che, non la aveva più vista protagonista dal 1954. Gli organizzatori, al fine di alleggerire il denso programma della manifestazione, dato il gran numero di gare ed il loro lungo chilometraggio optarono per anticipare al sabato "le danze" offerte dalla Classe Regina. Quella del GP di Spagna era la dodicesima ed ultima gara iridata della stagione. Il suo valore ai fini della attribuzione del punteggio valevole per la assegnazione dei titoli iridati era praticamente nulla in quanto tutte e cinque le corone avevano già trovato il loro "padrone". Nonostante questo la lista degli iscritti tra i piloti era ben "nutrita" da nomi di primissimo piano, tra i quali numerosi centauri italiani. Unico "grande assente" era Giacomo Agostini, che avendo già conquistato i titoli di 350 e 500, optò per partecipare alla concomitante riunione internazionale di Cadwel Park in Inghilterra. Non per questo l'attesa del pubblico spagnolo venne delusa: il ruolo di mattatore, solito di Ago, per l'occasione se lo assunse il suo compagno di squadra Angelo Bergamongti. Il fortissimo pilota italiano, sostituì tanto validamente il suo "capo squadra" aggiudicandosi due splendide vittorie in sella alle MV Agusta 350 e 500. Le sue performance assunsero ancor più valore se si pensa che Bergamonti fece segnare i nuovi record sulla media e sul giro. A parte i vecchi primati della 350 risalenti al 1954 (che appartenevano allo scomparso Fergus Andersson con la famosa Moto Guzzi monocilindrica), quelli della 500 appartenevano ad Agostini che li aveva stabiliti nel 1968. Dopo quel GP si poté quindi affermare che Angelo Bergamonti, con una rapidità incredibile, raggiunse la sua piena maturazione come pilota e che il suo ruolo in una scuderia come la MV Agusta era del tutto meritato. Bergamonti dimostrò di essere molto vicino nel valore messo in pista a Giacomo Agostini.
Nella gara della 500, nonostante una non felicissima partenza, già a metà del primo giro Bergamonti si era portato al comando: al termine della seconda tornata aveva ben 10" di vantaggio sugli immediati inseguitori. Tale vantaggio era addirittura raddoppiato al quarto passaggio! A debita distanza si era accesa una fierissima lotta per le posizioni d'onore fra Mandolini (non in sella alla sua Moto Guzzi ma su di una Aermacchi), Roberto gallina (Paton) e Molly (Kawasaki). Solamente alla distanza il sempre battagliero Molloy riusciva ad avere la meglio sui due italiani insediandosi al secondo posto. Mandolini difendeva bene la sua terza pizza mentre Gallina non ce la faceva contro Tommy Robb (Seeley) rinvenuto fortissimo dopo il ritardo iniziale, che gli soffiava il quarto posto. Nel frattempo fra coloro che si battevano nelle posizioni di centro, si erano ritirati Findlay (Suzuki) per guasto al motore, Marsovszky (Kawasaki) per rottura di un tirante della testa e, l'inglese (con licenza italiana) Denney, per grippaggio di un clindro della sua Honda. Tutto questo avveniva a vantaggio di Carney (Kawasaki) che finiva al quinto posto. Ad eccezione di Molloy, tutti gli altri giunsero al traguardo in ritardo di due o più giri sul vincitore Bergamonti, che migliorava di quasi 2 km il primato di Agostini sulla media generale e di circa 2,5 km quella sul giro. L'ultima gara in programma, fu la 350 che si corse domenica 27. anche questa cilindrata fu dominata da Bergamonti in sella alla sua MV Agusta a tre cilindri. In testa scattò Andersson che però venne raggiunto e superato da Bergamonti in breve tempo; con una azione limpida, ammirevole di perfezione nella guida. Bergamonti effettuato questo sorpasso si involò verso un'altra vittoria superlativa. Per il secondo posto, Andersson e Gould lottavano non senza un po' di accademia, sinché proprio sul traguardo Gould batteva di una ruota lo svedese. Dopo una corsa solitaraia il finlandese Pesonen finiva al quarto posto, doppiato di un giro e con netto vantaggio su Braun. Per la sesta posizione si erano battuti Findlay, Denney e il tenacissimo Gallina (Aermacchi). Sembrava che Findlay potesse avere la meglio, arrivando ad avere sino a 4" di vantaggio sui diretti inseguitori ma, alla fine dell'ultimo giro, a circa 600 m dal traguardo, all'inizio del tratto in salita del circuito iberico, la sua Yamaha si piantava. Il coraggioso pilota provò a spingerla ma alla fine, quasi svenuto per lo sforzo dovette arrendersi mentre Denney batteva Gallina per due decimi di secondo.

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