lunedì 11 ottobre 2010

La distribuzione DESMODROMICA

Era il lontano 1893 quando il parigino Claude Bonjour depositò a Ginevra un brevetto che decise di chiamare “desmodromique”. Nel nome già c’era una sintetica spiegazione del funzionamento di quello che sarebbe poi diventato il motivo distintivo e d’orgoglio di ogni possessore di moderna Ducati. Desmodromico viene dall’unione delle due parole greche “desms” e “dromos” che significano rispettivamente obbligare e percorso, ma andiamo con ordine e rispettiamo la cronologia degli eventi. Negli anni successivi ripreso e perfezionato, il sistema trovò impiego in campo automobilistico equipaggiando per lo più modelli sportivi, performanti o comunque lussuosi nei quali gli elevati costi costruttivi e di frequente manutenzione avevano scarsa rilevanza. Nel dopoguerra e fino alla metà degli anni ’50 la distribuzione desmodromica equipaggiò più di un modello Mercedes e si rivelò una scelta vincente nelle competizioni automobilistiche. Furono forse proprio questi lusinghieri risultati a spingere un giovane ing. Taglioni, assunto in Ducati nel ’54 in qualità di direttore tecnico, a studiare e perfezionare tale complicato sistema di distribuzione, tanto da generare, nel ’56 la prima applicazione del sistema in campo motociclistico. Nacque così la Ducati Desmo 125 che altro non era che l’evoluzione della Ducati Gran Sport 100, monocilindrica progettata a tempo di record dallo stesso Taglioni e affettuosamente denominata Marianna, a cui l’ingegnere di Lugo ebbe la brillante intuizione di applicare la distribuzione desmodromica trialbero.

Ma perché accanirsi e volere così fortemente un sistema tanto complicato costruttivamente, in termini di manutenzione e certamente non economico? Cosa lo rendeva meccanicamente superiore ai sistemi di gestione della corsa delle valvole tradizionali?

In tutti motori a 4 tempi l’apertura delle valvole è garantita da una camma che può agire direttamente sullo stelo della valvola o su un rinvio (distribuzione ad aste e bilanceri), mentre la chiusura viene normalmente affidata a molle cilindriche montate coassialmente alle valvole stesse. Tale tipo di gestione della corsa di ritorno delle valvole presenta l’indiscusso vantaggio rappresentato dalla semplicità costruttiva, ma in motori particolarmente performanti anche una serie di limiti intrinseci. La cosa più evidente è che le molle sottraggono una certa quantità di potenza al motore stesso in quanto questo deve vincere la rigidità delle molle, per mezzo delle camme, per far si che le valvole si aprano e questo è tanto più vero quanto più è performante il motore. La potenza del motore è legata anche al regime che questo può raggiungere e quindi più è elevato il regime al quale si vuole tendere, più rigide dovranno essere le molle delle valvole affinché possano garantire un ritorno sufficientemente rapido, maggiore sarà la potenza richiesta per vincere la rigidità della molle; potenza, questa, dissipata in resistenze meccaniche e che non verrà scaricata a terra…!! In secondo luogo, la capacità dei motori di resistere a sollecitazioni e quindi a regimi sempre più elevati ha cominciato ad evidenziare i limiti delle molle nella rapidità di chiusura delle valvole: pur aumentando la rigidità delle stesse, infatti, esse non riuscivano a chiudere le valvole con sufficiente rapidità dando vita al fenomeno dello “sfarfallamento”. Con l’introduzione della distribuzione desmodromica si è voluto ovviare a questi, chiamiamoli così, inconvenienti, ma che in verità sono limiti delle distribuzioni tradizionali. In un motore desmo, infatti, non solo la corsa di apertura della valvola è gestita da una camma (blu in figura), ma pure il ritorno: viene introdotta così una seconda camma (in figura rossa) che complementarmente alla prima agisce su un bilancere e gestisce il ritorno della valvola. Grazie a questa soluzione meccanica è possibile raggiungere regimi impensabili per una distribuzione tradizionale incapace, come detto, di assicurare una corretta velocità di ritorno delle valvole; ancora grazie all’assenza delle molle vengono

minimizzate le resistenze meccaniche derivanti dalla distribuzione e questo si ripercuote positivamente sui consumi; in ultimo questo sistema permette di ottenere dei diagrammi delle alzate delle valvole particolarmete spinti, ovvero a dire che è possibile profilare le camme in maniera tale da avere una corsa delle valvole estremamente rapida a tutto vantaggio nuovamente delle prestazioni e del rendimento.


Inutile dire che, come per tutte le cose, esistono pro e contro e nel caso specifico gli aspetti negativi sono rappresentati dalla complessità costruttiva e di progettazione e dal costo dei maggiormente frequenti interventi di manutenzione richiesti per mantenere costanti i giochi che consentono all’apparato di funzionare.

Matteo "Tasso" Tassinari

Nessun commento: