martedì 19 maggio 2009

Egli-Vincent: terza generazione














































































Posto l'articolo così come mi è stato inoltrato a mezzo e-mail da:
Nelle foto partendo dall'alto:
1) La bellissima versione racing originale datata 1970.
2-12) La versione attuale della motocicletta.
Negli Anni '50 era la moto di serie più veloce del mondo. Quasi vent'anni dopo Fritz Egli la dotò di un suo telaio e ne fece un bolide di straordinaria grinta, vero simbolo di un'epoca, che oggi rivive nella moderna replica in vendita a 50.000 euro. Lo specialista francese di moto classiche, Patrick Godet, ha un'eccellente reputazione che gli deriva dall'ottima qualità e dalla fedeltà assoluta delle oltre 60 Egli-Vincent replica che ha costruito e venduto in tutto il mondo negli ultimi 13 anni, oltre che dalla sua bravura nel restaurare le Vincent originali. I modelli Egli-Vincent sono i soli ad avere l'approvazione ufficiale di Fritz Egli (lo specialista svizzero che nel 1967 dette vita al concetto di café racer con la bicilindrica Egli-Vincent di 1000 cc) per l'utilizzo del suo nome. L'ultimo riscontro positivo a favore di Godet è stato proprio l'acquisto da parte dello stesso Egli di una replica che Patrick ha allestito nella sua officina di Rouen. Una fiducia ben riposta, potremmo dire, alla luce delle fantastiche caratteristiche di guida dell'ultima versione da 1330 cc che lo specialista francese ci ha fatto provare nel cuore della Normandia, a nord di Parigi. È davvero curioso notare come la Svizzera abbia dato i natali a un autentico genio della motocicletta, capace di creare alcuni tra i mezzi più belli degli ultimi quarant'anni. Tuttavia, è ancora più paradossale che nell'ultimo quarto di secolo, il più grande restauratore di moto Vincent sia stato un francese, anziché un inglese.Patrick Godet, oggi cinquantaquattrenne, ha acquistato la sua prima Vincent nel 1974, quando aveva 23 anni. Da allora, ha dedicato la sua vita al marchio britannico, oltre che all'equivalente della Vincent nel campo delle quattro ruote: la Aston Martin. Dal 1996 a oggi, poi, Godet ha deciso di concentrarsi esclusivamente sulla Vincent, dando vita alle splendide repliche di cui sopra e dedicandosi al restauro degli esemplari originali. Il primo di questi moderni esemplari è infatti uscito dall'officina di Godet nel 1986, a dimostrazione della fama che si era conquistato nella prima metà degli anni Ottanta all'interno delle gare per moto storiche grazie alla cosiddetta Speciale, la bicilindrica Vincent da corsa più vittoriosa del recente passato. La Speciale è stata sviluppata in Francia e nelle mani dello stesso Patrick e di Hubert Rigal ha raccolto successi a ripetizione, compresa la vittoria nella prestigiosa "Vintage Race of the Year" che si corre in Inghilterra. "Molta gente diceva che una Vincent non avrebbe mai potuto reggere il confronto in gara con le Triumph e le Norton in termini di maneggevolezza, frenata, velocità e affidabilità, ma io ho dimostrato il contrario!", ebbe a dire Godet 25 anni fa, durante un test sul circuito di Snetterton, dopo che, a parità di pilota, la Speciale aveva fatto segnare un tempo di 2 secondi inferiore a quello della più moderna Ducati 750 Super Sport. In poche parole, la moto di Patrick era maledettamente veloce. Dopo quell'episodio, infatti, il tecnico francese ha iniziato a costruire dieci repliche della Vincent monocilindrica di 500 cc soprannominata Grey Flash. Grazie all'esperienza maturata in questo tipo di attività e alle parti che nel frattempo replicava con grande fedeltà, Godet ha potuto contare su un'ottima base quando, circa 13 anni fa, ha deciso di ricreare la prima café racer Egli-Vincent."Avevo da parte alcuni telai Egli originali, uno dei quali mi è servito per costruire la dima con cui replicarli. – spiega Patrick – A onor del vero, non pensavo che questa operazione potesse riscuotere tanto successo. Del resto le Vincent venivano costruite in Inghilterra e non in Francia, ma appena ho realizzato i primi esemplari sono stato letteralmente sommerso dagli ordini! Così ho deciso di chiedere a Fritz Egli l'autorizzazione per quello che stavo facendo. Ci siamo incontrati e gli ho fatto vedere i miei lavori. Lui si è complimentato con me, dandomi subito il permesso di utilizzare il suo nome sulle mie moto, dal momento che, secondo lui, la cura con cui le stavo costruendo era addirittura superiore a quella che era solito profondere lui stesso! Non ha neppure voluto che gli pagassi delle provvigioni su ogni moto venduta, dicendo che altrimenti non avrei guadagnato un gran che… Ad ogni modo, sono l'unico al mondo ad avere il diritto di costruire delle Egli-Vincent. Ci sono infatti altre persone che lo fanno, sia in Inghilterra che altrove, ma non si tratta di veicoli certificati come quelli che escono dalla mia officina. Lo stesso Fritz conferma che non nessun altro può chiamare una moto con il nome di Egli-Vincent". Ognuna delle oltre 50 moto che Patrick Godet ha ricreato ispirandosi ai capolavori di Fritz Egli rappresenta qualcosa di speciale, una vera replica realizzata a mano secondo i più alti standard qualitativi, come testimonia anche il prezzo di 49.900 Euro. Nonostante ciò, comunque, gli ordini che Godet deve evadere al momento lo terranno impegnato fino al prossimo ottobre, al ritmo di una moto al mese. Le Egli-Vincent utilizzano il caratteristico telaio monotrave, il cui tubo principale in acciaio funge anche da serbatoio dell'olio, con bretelle in cromo molibdeno che abbracciano il motore, a cui è attribuito il compito di fungere da elemento stressato della struttura. Si tratta in pratica di una moto classica costruita con componenti moderni, cui va riconosciuto il raro merito di coniugare il fascino del passato con la funzionalità del presente, anche se certe caratteristiche tecniche, come il freno anteriore a tamburo replica Fontana, la geometria di sterzo conservativa, con il cannotto inclinato di 28°, e la ruota anteriore da 19" hanno dei limiti oggettivi. Una moto come questa, tuttavia, non va certo paragonata a una supersportiva attuale, ma va apprezzata in rapporto agli standard dell'epoca per il piacere di guida e la maggior affidabilità rispetto a un mezzo restaurato. Il bicilindrico Vincent a V di 50° con distribuzione ad aste e bilancieri è infatti ottimamente progettato, oltre al fatto di essere assemblato da Godet unicamente con parti nuove, commissionate ai migliori fornitori del mondo. Lo specialista francese, comunque, non si è limitato a replicare fedelmente il motore di 998 cc, ma è andato oltre, maggiorandone la cilindrata fino a 1329 cc, grazie a un aumento dell'alesaggio e della corsa, ottenendo prestazioni e una facilità di guida, soprattutto su strade aperte al traffico, ancora superiori. Per fare questo, Godet ha addirittura realizzato dei nuovi carter motore, in grado di supportare il maggior alesaggio. I pistoni forgiati sono realizzati dalla Wossner in Germania, vengono abbinati a bielle JPX e scorrono entro cilindri con canna in Nikasil. Il rapporto di compressione è pari a 8,4:1. Le nuove teste prevedono valvole in acciaio della G&S, due per cilindro, di diametro maggiorato, dotate di sedi e guide compatibili con la benzina senza piombo. L'alimentazione è assolta da due carburatori Mikuni VM da 36 mm, al posto degli Amal Concentrics che equipaggiavano la versione da un litro. Ne risulta una potenza massima pari a 88 CV a 5300 giri, vale a dire circa 20 in più rispetto al motore di 998 cc, per una coppia di 12,0 Kgm a soli 3000 giri: davvero un bel risultato per una moto che pesa soltanto 178 Kg con tutti i liquidi ma senza carburante.Il cambio è a quattro marce e, secondo Godet, si sposa abbastanza bene con le caratteristiche del motore, ma su richiesta può essere installata una nuova unità a cinque marce che Patrick ha sviluppato in modo da esaltare le doti del bicilindrico di 1329 cc, che fa raggiungere alla Café Racer una velocità massima di circa 220 Km/h davvero ragguardevole. A frenare la Egli-Vincent ci pensano un tamburo anteriore replica Fontana da 210 mm e un Vincent 2LS da 7" al posteriore, così come accadeva sul modello originale. La forcella è una Ceriani telescopica con steli da 35 mm, mentre al retrotreno compaiono due ammortizzatori regolabili nel precarico dell'inglese Maxton. L'impianto frenante anteriore è valido fin tanto che si viaggia a velocità moderata, ma tende a scaldarsi con facilità e necessità di un'azione piuttosto decisa sulla leva. Ai clienti che ne fanno richiesta, Godet installa un tamburo anteriore da 230 mm che, a fronte di un peso leggermente superiore e quindi di una minor maneggevolezza del mezzo, offre una potenza frenante più adeguata. Nulla da dire, invece, sull'impianto posteriore.Il forcellone impiega gli stessi caratteristici tubi a sezione semiellittica del modello originale, mentre altri componenti interni al motore, come quelli della distribuzione, gli ingranaggi del cambio e la trasmissione primaria a tripla catena vengono realizzati da un'azienda di engineering posseduta dall'attuale proprietario del marchio Vincent, David Holder, anch'egli entusiasta del lavoro portato avanti da Patrick.Sono invece di concezione più moderna l'alternatore della francese Alton, la frizione a secco con dischi in kevlar e, udite udite, l'avviamento elettrico! Chi ha avuto infatti occasione di possedere una Vincent originale sa quanto difficile, faticoso e frustrante fosse far partire il motore attraverso l'uso dell'apposita pedivella, dunque l'aggiornamento introdotto da Godet rappresenta una sorta di manna dal cielo. La possibilità di provare la replica dello specialista francese, soprattutto nella versione Café Racer di 1329 cc, fa viceversa tornare il sorriso a quanti si sono dovuti scontrare sulla scarsa praticità di questo tipo di moto.L'esemplare protagonista del test aveva già 6000 Km sul grosso tachimetro Smiths, riparato dalla tradizionale semicarenatura con cui Egli equipaggiava i propri mezzi e che, in seguito, sarebbe stata ripresa da Ducati sulla 750 Super Sport. Ad ogni modo, anche utilizzando il kickstarter, basta un colpo ben assestato e il bicilindrico prende vita istantaneamente, a testimonianza dell'ottimo lavoro svolto da Godet a livello di messa a punto e ottimizzazione dei componenti interni al propulsore.L'utilizzo dell'avviamento elettrico, tuttavia, permette di avviare il motore senza prima aver messo il cambio in folle, visto che questa operazione si rivela più difficoltosa del previsto, soprattutto a motore spento, nonostante che la frizione abbia un comando piacevolmente morbido, e in effetti, talvolta, anche l'inserimento della prima marcia crea qualche problema. Poco dopo essersi avviato, il bicilindrico a V di 50° si stabilizza sul regime di minimo, pari a circa 1000 giri, accompagnato da una rumorosità meccanica piuttosto contenuta se paragonata a quella di altri motori ad aste e bilancieri dell'epoca. Il funzionamento del motore Vincent è inoltre molto regolare e caratterizzato da un livello davvero basso di vibrazioni, anche agli alti regimi. L'impressione è che al suo interno siano state curate in modo particolarmente attento le tolleranze e ridotti al minimo gli attriti, mentre la tonalità emessa dallo scarico 2 in 1 e il risucchio proveniente dai carburatori (disposti sullo stesso lato come sulle Harley-Davidson) lasciano intendere che, comunque, il propulsore non scherza ed è pronto a tirare fuori i muscoli. Sul ponte di comando salta subito agli occhi la presenza del grande tachimetro Smiths con fondoscala a 150 miglia orarie, alla destra del quale c'è invece il piccolo contagiri Chronometric che arriva fino a quota 8000.La leva della frizione è molto morbida, mentre il comando del cambio, sul lato destro, rende difficile, ma non impossibile, l'inserimento della prima marcia. Una volta percorsi i primi metri, poi, si ha modo di apprezzare la grande riserva di coppia messa a disposizione dal bicilindrico Vincent fin dai bassi regimi. La spinta infatti si fa interessante già a partire dai 1500 giri e, fatto ancora più considerevole, è possibile spalancare completamente il gas non appena la moto prende velocità.L'accelerazione che ne risulta è davvero impressionante, a testimonianza del fatto che l'aumento di cilindrata operato da Godet ha prodotto ottimi risultati, tanto che è possibile "trattare" la Egli-Vincent 1330 come una moto moderna, senza prestare particolare attenzione al fatto che il suo progetto risale a circa cinquant'anni fa. Basterebbe infatti montare un freno a disco all'avantreno per ottenere una delle moto più godibili del ventunesimo secolo, adatta a percorrere lunghi tratti extraurbani e, al tempo stesso, perfettamente a suo agio nel traffico cittadino, grazie al connubio tra la spaziatura del cambio e l'erogazione del motore. La Egli-Vincent si dimostra inoltre particolarmente efficace negli allunghi, dimostrando di poter mantenere senza sforzo velocità sostenute grazie ai suoi 88 CV, gli stessi di una moderna Ducati Sport Classic. Di sicuro, la moto allestita da Godet dà la sensazione di avere un ottimo spunto, esente peraltro da qualsiasi tipo di strappo a livello di trasmissione. Cambiando intorno ai 5000 giri, si rimane sempre a cavallo della curva di coppia, ottenendo una valida accelerazione, nonostante vi sia una spaziatura piuttosto ampia tra la seconda e la terza marcia. Nel rapporto più alto, con il motore a circa 3000 giri, si viaggia intorno ai 130 Km/h, più che sufficienti a coprire lunghe percorrenze in relativa scioltezza, senza naturalmente pensare al fatto che si sta guidando una moto da 50.000 Euro! Anche la posizione di guida, nonostante le pedane molto arretrate, risulta abbastanza confortevole grazie alla sella ben imbottita, con il busto inclinato in avanti e le braccia protese verso i semimanubri che conferiscono una sensazione di grande controllo del mezzo. La forcella Ceriani da 35 mm e la geometria di sterzo piuttosto conservativa determinano una guida non particolarmente agile, ma se non altro l'avantreno ha reazioni prevedibili e la moto si comporta abbastanza bene anche in presenza di fondi sconnessi. Il telaio Egli si dimostra stabile e ben bilanciato, con gli ammortizzatori che conferiscono ulteriore stabilità grazie alla loro ottima taratura. Le principali quote ciclistiche sono dunque impostate in modo tale da non far sentire la mancanza di un ammortizzatore di sterzo neppure quando la Vincent-Egli avrebbe tutti i motivi per scomporsi o palesare nervose reazioni, come in caso di buche o dossi affrontati a velocità sostenuta. Se non fosse per la limitata potenza frenante offerta dal tamburo anteriore (il posteriore funziona abbastanza bene), la Egli Vincent avrebbe un comportamento simile a quella di una Ducati 750 Super Sport a coppie coniche, anche se ovviamente è stata la Casa bolognese a riprendere i concetti introdotti dalla Café Racer, come l'avantreno ben piantato in terra, la posizione di guida spaziosa e la sezione frontale ridotta. Rispetto ai bicilindrici paralleli della generazione precedente, questo modello ha decisamente rivoluzionato il panorama delle moto sportive inglesi. Perciò il lavoro svolto da Patrick Godet assume particolare importanza. Queste repliche rappresentano il massimo livello di sviluppo conosciuto da un progetto storico e godono dell'approvazione di colui che ha dato vita agli esemplari originali. Inoltre, così facendo Godet permette a tanti appassionati di mantenere vivo l'interesse nei confronti di un marchio di grande spessore, portabandiera di un'epoca in cui l'eccellenza costruttiva britannica rappresentava un valore riconosciuto in tutto il mondo.