mercoledì 18 febbraio 2009

Benelli



































Nelle foto, partendo dal basso:
1) La Benelli Turismo del 1937.
2) La Benelli 250cc 4 cilindri, 4 tempi, da GP.
3) La Benelli 350cc 4 cilindri, 4 tempi, da GP.
4) Renzo Pasolini in sella alla 350.
5-6) Due versioni dalla RS 350cc.
7-8) La favolosa Benelli 750cc Sei e il dettaglio del suo poderoso propulsore a 6 cilindri.
9-10) La bellissima, quanto avveneristica Tornado.
11-12) Anno 2001 la Benelli schiera la sua Tornado nel campionato mondiale Superbike.
13) Anno 2006, la Tornado nella versione approntata per le competizioni del campionato mondiale Endurance.
14) La poderosa naked TNT.
15) Il prototipo della Benelli Due.
16) I sei fratelli Benelli, fondatori, insieme alla madre Teresa dell'azienda.
17) Una foto storica della fabbrica, risalente agli anni '30.
Per quanto riguarda le foto della 250 cc e della 350cc schierate nel mondiale velocità e nel Campionato Italiano, condotte in gara dal grandissimo Tarquinio Provini, allego il link del post in cui ho parlato di Provini stesso:
http://cesenabikers.blogspot.com/2009/02/tarquinio-provini.html
Benelli è il nome di una azienda italiana che costruisce motociclette con sede nella città di Pesaro. Nel 1911 venne fondato il Garage Benelli dalla vedova Teresa Benelli, che impegnò tutto il capitale appartenente alla famiglia, allo scopo di garantire una stabile occupazione ai suoi sei figli (Giuseppe, Giovanni, Francesco, Filippo, Domenico ed Antonio detto “Tonino”). In principio l’officina si dedicò quasi esclusivamente alla riparazione e manutenzione di auto e di motocicli. I ricambi necessari allo svolgersi dei lavori però venivano prodotti in casa. Già nel 1920 venne completato il primo motore interamente progettato e costruito presso il Garage Benelli. Si trattava di un motore a due tempi di 75cc, che venne inserito nel telaio di una bicicletta. Dopo brevissimo tempo il propulsore vide la sua cilindrata crescere fino a 98cc. Nel 1921 sulla base di questo motore vide la luce la prima motocicletta Benelli chiamata Motoleggera. Questa motocicletta ottenne da subito il favore del pubblico. La Motoleggera, opportunamente modificata per le competizioni e con la cilindrata accresciuta sino a 175cc, cominciò a gareggiare nel 1923 pilotata direttamente da "Tonino". Antonio Benelli si dimostrò infatti protagonista indiscusso dei primi successi sportivi ottenuti dalla azienda del quale era socio, dimostrando uno straordinario talento naturale per la guida delle motociclette. La Benelli dal canto suo, mise in luce le sue capacità tecniche e di innovazione. Il pesarese, sulla moto costruita dall’azienda di famiglia si laurò Campione Italiano nel 1927, 1928, 1930 e 1931, guidando nei primi tre casi la Benelli 175cc in versione monoalbero e nel 1931 la Benelli 175cc in versione bialbero. La sfortuna però colpì questo temerario pilota, Tonino infatti dovette interrompere la sua brillante carriera di pilota nel 1932 a causa di un incidente. Le Benelli risultarono comunque vittoriose, dimostrando che la loro competitività prescindeva dal talento del grande pilota pesarese che le portò ai primi successi. La sorte malevola, si accanì nuovamente contro Tonino Benelli, che perse la vita nel 1937 in un incidente stradale. Nel 1939 le moto di Pesaro arrivarono a conquistare il Tourist Trophy: la gara in assoluto più prestigiosa dell’epoca. Il pilota che riuscì in questa impresa fu Ted Mellors, che si impose in sella alla 250cc. La seconda Guerra Mondiale, interruppe l’attività della Benelli, che vide la fabbrica andare completamente distrutta con i bombardamenti. L’attività riprese nel dopoguerra, sempre in mano a sei soci, che rimasero fedeli alle competizioni. Il secondo, grandioso successo commerciale della Benelli, porta il nome di Leoncino ed era una moto di 125cc. La motocicletta contribuì in maniera decisiva a fare risorgere l’azienda dalle ceneri del conflitto mondiale, facendo vivere alla Casa pesarese uno dei periodi più fulgidi della sua storia. Giuseppe Benelli, uno dei sei figli di Teresa, in seguito a disaccordi con i propri familiari, si staccò nel 1949 dalla Benelli e fondò la MotoBi. Ai successi commerciali, si si aggiunsero quelli sportivi: la grandiosa vittoria ottenuta sull’Isola di Man nel 1939, venne bissata nel 1950 da Dario Ambrosini (sul quale ho pubblicato un post in precedenza) che in quella stagione ottenne il titolo di Campione del Mondo nella classe 250cc. Dario Ambrosini, nel 1950 visse la sua stagione d’oro, conquistando oltre al mondiale delle 250cc anche l’Italiano nella medesima categoria. Purtroppo il destino ha voluto che l’anno successivo perdesse la vita durante le prove del GP di Francia, mentre stava portando in pista per la prima volta una Benelli, dotata di sospensioni telescopiche. Negli anni ’60 salirono sulle verdi moto di Pesaro altri due straordinari corridori che ne aumentarono la fama sia a livello nazionale quanto a quello internazionale. Il primo fu Tarquinio Provini (sul quale ho pubblicato un post in precedenza) che per la Casa vinse due campionati italiani consecutivi: 1965 e 1966 e che proprio su di una Benelli, nel 1966 vide finire la sua carriera a causa di uno spaventoso incidente avvenutogli sull’Isola di Man. Il secondo fu il grande Renzo Pasolini, detto il “Paso” che vinse per la Casa di Pesaro il Campionato Italiano nelle categorie 250cc e 350cc sia nel 1968 che nel 1969, ma che purtoppo non ottenne successi di caratura internazionale. Nel 1969, l’enorme sforzo sostenuto dall’azienda, per proseguire nell’attività agonistica, venne premiato dal Titolo Mondiale e dalla terza conquista della vittoria al Tourist Trophy nella classe 250cc ad opera di Kelvin Carruthers. Questi importanti successi sportivi, furono però gli ultimi ottenuti dalle moto di Pesaro. Va giustamente ricordato che oltre i pilota che hanno ottenuto le vittorie nei Campionati Mondiali o Italiani, anche altri grandissimi hanno cavalcato le moto verdi, prodotte a Pesaro: Mike Hailwood e Jarno Saarinen, spiccano su tutti. Del campione finlandese ancora oggi viene ricordato il successo ottenuto in sella alla 500cc di Pesaro, con la quale sul tracciato a Villa Fastigi, sconfisse Giacomo Agostini in sella alla sua imbattibile MV Agusta. Nel 1962, vennero risolti i problemi interni alla famiglia Benelli. La MotoBi, venne riassorbita dall’azienda di famiglia pur rimanendo attiva come marchio. In quell’anno la produzione raggiunse i 300 esemplari al giorno come complessivo di entrambi i marchi e l’azienda si espanse fino ad arrivare a contare ben 550 dipendenti. La gamma dell’azienda vantava le 50cc a due tempi e le favolose 125cc e 175cc “Serie Oro” a quattro tempi con distribuzione ad aste e bilanceri. Sul finire del decennio entrò in produzione un altro modello storico: la Tornado 650cc, una moto che vantava un propulsore in grado di erogare oltre 50cv e di passare di slancio i 170 Km/h. L’invasione del mercato europeo e quindi anche di quello italiano da parte delle Case nipponiche però era diventata oramai inesorabile e la Casa pesarese iniziò il suo declino, dopo aver conosciuto nel decennio precedente la sua massima espansione. Nel 1972 i Benelli decisero di vendere l’azienda all’industriale argentino Alejandro De Tomaso ed il solo Marco Benelli rimase come collaboratore in quella che oramai era la ex impresa di famiglia. Il fratello di Marco, Paolo Benelli, si mise in proprio fondando la Benelli fucili a Urbino e in seguito la MBA, casa motociclistica, che ottenne la vittoria di ben cinque titoli iridati. Al fine di sfidare le Case giapponesi De Tomaso ordinò ai progettisti Benelli di copiare un motore Honda CB500, con lo scopo di risparmiare tempo e denaro. Nacque così la 500 Quattro (1974) e la "sorella" Moto Guzzi GTS 350. La Casa fece comunque diversi tentativi di diversificarsi dai concorrenti giapponesi, portando sul mercato l'eccezionale Benelli 750 Sei, dotata del suo poderoso motore a sei cilindri in linea. Questa moto è stata la prima stradale al mondo ad essere equipaggiata con questo tipo di propulsore. Nel 1979, la cilindrata della Belli Sei venne portata a 900cc. La Sei sia nella prima che nella seconda versione, si dimostrò una ottima moto, sia dal punto di vista ciclistico (dove era nettamente superiori alle moto nipponiche) che da quello del propulsore. Venne però gettata sul mercato troppo presto e senza un adeguato sviluppo (azione tipica delle moto e delle auto marcate De Tommaso) per provare a portare via mercato alle maxi moto del Sol Levante. La motocicletta, sebbene potentissima e divertente, si dimostrò inaffidabile, scoraggiando i possibili acquirenti che si rivolsero altrove. Accadde così che all’inizio degli anni ’80 la Casa di Pesaro vide la sua produzione concentrasi prevalentemente su veicoli di piccola cilindrata, dove la concorrenza nipponica era meno feroce. Per ironia della sorte la Benelli si ritrovò ad avere lo stesso proprietario dell'acerrima rivale, in campo agonistico, Moto Guzzi così come della Moto Morini, in quello che doveva essere una importantissimo polo industriale nelle mani di De Tommaso. Le cose però non andarono così. Il mercato della moto tanto in Italia, quanto in tutto il resto dell’Europa era oramai nelle mani delle Case giapponesi che producevano moto più affidabili di quelle nostrane e che potevano contare su di una rete di vendita e assistenza capillare. Nel 1988 l'attività produttiva della Guzzi-Benelli Moto (G.B.M. S.p.A.), è costretta a chiudere. Giancarlo Selci nel 1989 tenta un rilancio senza successo. L'attività riprende solo nel 1995 quando Andrea Merloni acquisisce il marchio e lancia una serie di scooter per dare immediato ossigeno alle casse ed organizzare la rete di vendita ed assistenza, al fine di prepararsi al meglio al rientro di Benelli nel settore moto. Degno di nota nella gamma scooter di quegli anni è il modello Adiva, dotato di tettuccio rigido asportabile e il 491, scooter 50cc dedicato ai più giovani che riscosse un buon successo commerciale. Gli importanti investimenti stanziati portarono finalmente alla nascita dell'eccezionale Tornado 900 Tre, una moto sportiva pura, dotata di un motore a 3 cilindri in linea che presentava una inedita disposizione del radiatore di raffreddamento posizionato sotto il codino posteriore e dotato di due ventole di aspirazione forzata dell'aria di scenografico effetto. Nel 2001 Andrea Merloni tentò anche l'avventura del Campionato Mondiale Superbike per le derivate dalla serie, cogliendo nel primo anno di partecipazione qualche punto in classifica. Considerazioni di carattere economico spinsero ad interrompere la partecipazione alle gare in breve tempo. Nel 2004 Benelli irruppe con il nuovo modello TNT, una “nuda” caratterizzata dallo stesso motore a 3 cilindri già visto sulla Tornado, ma portato ad una cilindrata di 1130 cc, disposizione tradizionale del radiatore di raffreddamento ed un telaio che utilizzava a profusione tecnologie aeronautiche per la sua realizzazione. La rivista tedesca Motorrad Magazine premia la TNT come miglior moto dell'anno 2004. Gli ingenti investimenti schiacciarono, però, nuovamente la Benelli nel baratro delle difficoltà finanziarie, e nel corso del 2005 la società sospese la produzione. Da oltre quattro anni il leoncino ha gli occhi a mandorla, ma fascino e classe sono sempre quelli di un tempo. Anzi, il mito della Benelli, resta ben saldo in sella grazie al gruppo cinese Qianjiang che, nel settembre 2005, ha rilevato l'azienda per 7 milioni di euro presentando un piano di investimento triennale per 52,7 milioni. La corporation cinese, con sede a Wenling, a 480 chilometri da Shanghai, impiega 14 mila dipendenti, è specializzata nella produzione di quadricicli, bici elettriche, caddie per golf, generatori e attrezzature per la cura dei giardini e sviluppa un fatturato annuo di 1,5 miliardi di dollari. Il settore moto e scooter rappresenta circa il 55% del fatturato del gruppo Qj e la Benelli è certamente una delle punte di diamante, sia per il prestigio dello storico marchio che per la qualità delle moto. Lontani, ormai, i lunghi mesi di crisi che per buona parte del 2004 e del 2005 fecero temere il tracollo definitivo dell'azienda e il licenziamento delle maestranze. Sui timidi tentativi di riassetto aziendale si impose ben presto e in maniera convincente il gigante cinese che mise nero su bianco il mantenimento del marchio a Pesaro, la riassunzione dei 48 dipendenti e la conferma dei diritti acquisiti. La produzione di moto ripartì quasi immediatamente, il montaggio dei motori a 3 cilindri (precedentemente eseguita dalla Franco Morini Motori) viene riportata in casa, la gamma scooter venne altresì riavviata con motori di provenienza cinese. Al Salone di Milano del novembre 2005 Benelli quindi si ripresentò viva, aggiornando la Tornado con il motore da 1130 cc della TNT, dalla quale fece anche derivare una versione più alta e più motard denominata ufficialmente Tre 1130 K (spesso chiamata semplicemente TreK). A poco più di quattro anni di distanza la Benelli Qj ha raddoppiato il numero dei dipendenti, attualmente arrivato a quota 115, e ha consolidato il fatturato annuo su 17 milioni di euro (5 in più rispetto al 2006. Secondo la dirigenza, entro il prossimo triennio verrà avviato l'ampliamento degli stabilimenti per i quali è già stata individuata un'area da 20 mila metri quadrati (espandibile fino a 30mila). L'obiettivo è produrre 6 mila moto nel 2009, per poi raggiungere quota 10 mila nel 2011, (centenario del marchio). Con l'obiettivo del pareggio di bilancio entro l'anno e il ritorno alle competizioni nell'ambito del motocross nel 2009, oggi la Benelli Qj, così come voluto dal presidente del gruppo, il cinese Ling Hua Zang, spesso presente a Pesaro, investe in ricerca e sviluppo circa 5 milioni di euro l'anno e tutti i modelli prodotti (moto di grossa cilindrata e scooter oltre 250 cc) presentano componentistica italiana ed europea. Linee di assemblaggio ben attrezzate, poi, consentono di far uscire dalle catene di montaggio un massimo di 40 modelli al giorno, già pronti per la spedizione sia in Italia che all'estero. Interessante il metodo di lavoro adottato dopo l'acquisizione da parte del gruppo Qj, un "ibrido" fra la fantasia e la competenza tecnica italiane e l'abilità e rapidità cinesi che, finora, ha permesso di fronteggiare la concorrenza giapponese, cosa che non successe ai tempi in cui la Casa era di proprietà di De Tommaso. In occasione dell’EICMA 2007 è stata esposta la nuova naked “Due”, dotata di propulsore bicilindrico da 750cc. Per quanto concerne l’attività agonistica va messo in luce l’impegno che la Casa ha posto nel campionato Endurance, che l’ha vista esordire nel 2006. Ora, dato il grande sforzo economico che è stato fatto sulla gloriosa Casa di Pesaro, agli appassionati del Marchio non resta che sperare nella produzione di modelli tali da rinverdirne i fasti motociclistici che hanno ne fatto la storia.

2 commenti:

Francè ha detto...

peccato che un pezzo di storia motociclistica italiano come la benelli, non sia piu "nostro"...speriamo in un futuro prossimo

Enrico Zani ha detto...

Ciao Francè.. Anche qui vale purtoppo lo stesso discorso fatto per la Moto Morini: noi in Italia siamo stati i n.1 al mondo a distruggere dei marchi blasonati che tutto il mondo ci ha invidiato.. Qualcosina si stà però muovendo, speriamo che il futuro, ci porti del buono..