martedì 30 dicembre 2008

Omobono Tenni




In questo post, mi distacco dal periodo del motociclismo che fino ad ora ho trattato. Nei post precedenti infatti ho scritto nella maggioranza dei casi di moto e di piloti degli anni ’60, ’70, ’80 e primi ’90. Omobono Tenni, in questo contesto, seppur immenso campione, non e’ molto inerente, ma ho deciso comunque di pubblicare qualche informazione su di lui, dedicando questo articolo al mio nonno materno. Come già detto in precedenza, gran parte della mia passione per le moto, mi e’ stata tramandata proprio da mio nonno, che prima ha contagiato suo figlio (mio zio) e poi me. Da giovane ha avuto diverse moto, tra cui una Moto Guzzi “Galletto”. Io ricordo ancora quando nei primi anni ottanta (credo fosse il 1983), mi faceva salire sulla Honda XL 125cc di mio zio e mi portava in giro per Gambettola, il mio paese natale. Allora si girava in moto senza casco. Ricordo che sebbene a volte fosse in “canotta” o con una camicia smanicata, non si faceva MAI mancare il fazzoletto al collo (chiamarlo foulard, non sarebbe nel suo stile). Anche oggi la passione per le moto è grande in lui. Segue in maniera appassionata e critica sia i GP che la Superbike. Parlare di moto con lui è una cosa veramente spettacolare, fatta di una esperienza maturata in altri tempi, fatta di moto che oggi non esistono più. Mio nonno, da buon romagnolo, fino al 1971 (anno in cui è stata interrotta), è stato spettatore assiduo della Mototemporada Romagnola, alla quale ha fatto assistere anche a mia madre, che ancora oggi mi racconta di quando da bambina vedeva correre Giacomo Agostini e Mike Hailwood per il lungomare di Cesenatico. Tutte le domeniche, o quasi, quando mi fermo per il classico saluto ai nonni, scambio quattro chiacchere con lui e subito si parla di un motociclismo che io ho conosciuto solo tramite le riviste o su internet: le sfide tra Agostini e Pasolini; tra Agostini ed Hailwood; quelle tra Sheene e Roberts, Lucchinelli, Mamola, Lawson e Spencer. Quest’anno, quando ho comprato la moto, l’unico della famiglia che ha apprezzato da subito il mio acquisto e’ stato proprio lui.. Appena ha visto la mia Moto Guzzi V11 Sport Naked, rossa, di un rosso sfacciato, ho visto nei suoi occhi brillare la passione e la voglia di provarla. Purtroppo per alcuni guai fisici non ha potuto farlo. Non me lo ha mai chiesto, ne mai lo farà, ma sò che un giro se lo farebbe molto volentieri. Quando mi fermo a casa dei nonni e sono in moto, mio nonno parla con me, ma non stacca mai gli occhi dalla mia Guzzi. Una domenica (e qui dopo questa divagazione, mi riallaccio al discorso di Tenni), si parlava del fatto che ora caschi, tute, stivali e guanti garantiscono una ottima protezione ai motociclisti. Mi diceva appunto che era contento che insieme alla moto mi ero comprato anche tutta l’attrezzatura, in quanto la sicurezza non e’ mai troppa. Ad un certo punto del discorso mi disse: “Ades i casch i é bun.. Andé in mutour l’é mench periculous d’una volta.. Ai timp ad Tenni us cureva si casch ad pela e u’ s’amazeva un pilota tot al d’menghi!” (Adesso i caschi sono buoni.. Andare in moto è meno pericoloso di una volta.. Ai tempi di tenni i caschi erano fatti di pelle e ogni domenica si ammazzava un pilota!). Sentirsi portare ad esempio un pilota che ha corso fino al ’48.. e del quale io avevo sentito parlare solo per il fatto che c’e’ una versione della mia moto ad lui dedicata!?! Mio nonno é fantastico! “Posto” quindi questa breve biografia di Tenni e la dedico con tutto il cuore a mio nonno: Vittorio Burioli. Da lui inoltre, sempre inerente al motociclismo, ho “ereditato” il vezzo di indossare, ogni volta che esco in moto, un foulard svolazzante al collo (sia per vanità, che come porta fortuna..).
Segue breve biografia:
Tommaso Omobono Tenni (Tirano, 28 luglio 1905 – Berna, 1º luglio 1948) è stato un motociclista italiano, soprannominato: The Black Devil. Nato a Tirano (SO), si trasferì con la sua famiglia nel 1920 a Treviso. Qui iniziò un periodo di apprendistato in un negozo di motociclette. A 19 aprì l'attività in proprio e iniziò la sua carriera da motociclista. Vinse la sua prima gara a Postumia il 24 maggio 1924 con una G.D. 125cc e da questa data collezionò una serie incredibile di vittorie e record sul giro. La sua caratteristica era quella di non mollare mai, tirare sempre al massimo anche se non ne aveva la necessità; il suo obiettivo “andare sempre più forte, non gli bastava solo vincere una gara”. Entrò in Moto Guzzi nel 1933 e la sua prima gara con la Casa di Mandello fu il “Trofeo della Velocità” a Roma sul circuito Littorio con la Bicilindrica 500cc dove fece una tremenda caduta a 180 km/h; si rialzò, ma un guasto alla Moto gli impedì di ripartire. In seguito vinse tantissimo: Verona, Pesaro, Treviso, Gran Premio d’Italia, Pescara, Circuito della Maddalena, la Milano-Roma-Napoli, Berna, Taranto. La sua vittoria più importante, la ottenne però al TT dell’Isola di Man nel 1937 in sella ad una Moto Guzzi 250cc. Divenne così il primo motociclista non Inglese a vincere quella che all'epoca era la gara più famosa al Mondo. Era la seconda volta che ci provava e la Stampa Britannica lo aveva accolto con un titolo “l’Uomo che viene dalla terra dei Cesari”. Chiude il 4° giro con 29’8”, all’ultimo giro (il settimo) rompe la candela e perde tempo prezioso per cambiarla, ma nonostante tutto infligge più di mezzo minuto al secondo arrivato, S. Wood, e 4 minuti e ½ al terzo. Chiuderà in 3h 32m 6sec alla media di 74 miglia ora (poco più di 120 km/h nel 1937). Dalla radiocronaca del tempo, ci perviene questa testimonianza: “Le notizie che mi pervengono da ogni zona del circuito concordano su un solo punto: Tenni sta curvando con pazzo abbandono creando dubbi sul fatto che egli possa finire la gara in un pezzo solo”. Già nelle prove si era messo in mostra per l’estrema audacia con cui si buttava a capofitto su quel terribile e pericolosissimo circuito lungo 37 miglia da fare in 7 giri tra muretti a secco, pali, case e nebbia nella zona interna all’isola. E’ il pilota che più ha dato lustro alla casa di Mandello del Lario e la Moto Guzzi gli ha dedicato un monumento che campeggia nel suo museo oltre che una versione speciale della sua moto di serie: V11 Le Mans. Ad Omobono Tenni è intitolato anche lo stadio di calcio di Treviso. Dopo la pausa della Seconda Guerra Mondiale riprese nel 1945 con numerose vittorie in Italia ed in Europa. Si fece notare anche nelle corse automobilistiche ma poi ritornò subito alla motocicletta. Era un uomo timido, riservato e tranquillo che si trasformava in una vera furia quando era alla guida di una moto. Di poche parole, quando vinceva una gara scriveva un semplice e breve telegramma a casa “Arrivato Primo: baci Tenni”. Era solito dire “mi ritirerò solo quando avrò trovato uno più veloce di me”. Ma non andò così e il 1° luglio del 1948 morì in prova al Gran Premio di Berna, nella stessa curva dove alcune ore dopo muore Achille Varzi, altro indimenticabile campione delle quattro ruote. Senza voler dimenticare o sminuire i meriti di tanti altri grandi piloti che l'Italia ha avuto, Tenni, per le condizioni in cui si svolgevano le corse all'epoca, per l'estremo coraggio e la voglia di vincere, per i grandi risultati ottenuti, è da considerare tra i più grandi, se non il più grande di tutti (spesso infatti la stampa, per esaltare le incredibili gesta di Valentino Rossi, ha definito il super campione di Tavullia , come l’erede di Omobono Tenni).
Dedicato al mio nonno materno: Vittorio Burioli.

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