lunedì 8 dicembre 2008

Angelo Bergamonti: la fine della Mototemporada Romagnola
















































C’era una volta la mitica Mototemporada Romagnola, serie di corse disputate all’inizio della stagione e valide per il campionato Italiano Seniores, disputate sui circuiti stradali della Riviera Adriatica, a Milano Marittima, Cesenatico, Rimini, Riccione. Vere feste popolari e sportive, queste corse nella Terra Dei Motori per eccellenza attiravano i migliori piloti nostrani, che ci correvano per il Campionato Italiano, ed anche i migliori stranieri, che venivano per prepararsi al Mondiale, attirati non solo dai lauti premi partenza (dati rigorosamente sottobanco) ma anche dall’ambiente festoso, l’ospitalità ed il buon cibo romagnoli. Lungo le nostre strade trasformate in piste hanno tutti i migliori piloti di quel tempo, “Ago” e “Paso” primi tra tutti, i due eterni duellanti di una epica sfida infinita, assieme a Provini, Pagani, Spaggiari, Parlotti, Grassetti, Francesco e Walter Villa, Santarelli, Perrone, Patrignani e tantissimi altri Campioni nostrani, poi Hailwood, Read, Duff, Herrero, Redman, Ivy, Molloy, Simmonds, Findlay, Taveri, Bryans, Carruthers, Andersson, per citare solo alcuni tra quelli stranieri. Erano corse incredibili, per il colpo d’occhio, per l’urlo acuto dei motori, per l’eccitazione della gente, per l’indimenticabile, penetrante odore di olio di ricino che si respirava, per come i corridori nelle loro tute di pelle nera passavano velocissimi sfiorando cordoli, pali della luce, alberi e non ultimi gli spettatori stessi (in certi punti bastava, letteralmente, allungare appena una mano per poter toccare i piloti!!) compiendo miracoli di equilibrismo volando su asfalti insidiosi e sdrucciolevoli già da asciutti, costellati di tombini ed aghi di pino. Erano, tuttavia, anche corse per forza di cose piuttosto lente, dalla bassa velocità media, con rettilinei brevi e curve secche, spesso a gomito, imposte dai tracciati cittadini, dove i “dritti” erano frequentissimi, le scivolate e le cadure pure, ma dove nessuno, a memoria d’uomo, era mai morto cadendo in corsa. Tutto questo scomparve il 4 Aprile 1971, a Riccione, sotto un cielo plumbeo ed una pioggia torrenziale. Quel giorno cadde Angelo Bergamonti in pieno rettilineo, vittima di un fatale aquaplaning mentre tentava di raggiungere il suo compagno di squadra Agostini che guidava la corsa delle 350. Quel terribile incidente, fece crollare un mondo intero, quello oggi ormai mitico, delle corse su strada in Italia: letteralmente, la fine di un era, e di una grande epopea. Arrivato in MV nel 1970 a 31 anni suonati come seconda guida di Agostini, dopo aver fatto miracoli pilotando Morini, Paton, Aermacchi ed altri mezzi molto meno competitivi, con i quali conquistò due Titoli Italiani nel 67 (in 250 con la Morini monocilindrica bialbero già di Agostini, ed in 500 con la bicilindrica Paton), era finalmente in sella alla moto n.1, la mitica MV Agusta, allora imbattibile in 350 e 500 con le Tre Cilindri, dopo il ritiro della Honda avvenuto alla fine del 67. Credeva che il 71 sarebbe stato il suo grande anno, sentiva di poter prendere il posto di Ago. La Squadra Corse MV Agusta era famosissima per i ferrei ordini di scuderia che la governavano, spesso provenienti dal dispotico e geniale Conte Domenico Agusta in persona, ed anche Bergamonti aveva probabilmente dovuto talvolta assoggettarsi, suo malgrado, alla rigida disciplina di Cascina Costa. Forse, il “Berga” pensava che in assenza di questi ordini avrebbe potuto dimostrare al mondo di essere anche più veloce del Campionissimo, già detentore a quella data di ben otto Titoli Mondiali. Aveva iniziato brillantemente la stagione, vincendo e precedendo Agostini in 350 a Modena ed in 500 a Rimini (quindi i due erano in parità, due vittorie a testa), e forse a Riccione cercava la definitiva consacrazione, il successo che lo avrebbe reso agli occhi del pubblico il migliore pilota italiano del momento. Quel giorno, la foga forsennata di Angelo di voler dimostrare a tutti: di certo ai suoi rumorosi tifosi, ai giornalisti che cinicamente avevano montato ad arte la rivalità tra i due, ma prima ancora a se stesso, di valere quanto e più del Grande Ago, giocò un bruttissimo tiro non solo a lui, ma anche a tutto il Motociclismo sportivo in Italia, che da allora avrebbe dovuto fare a meno delle corse su strada, almeno quelle in grande stile (rimasero su strada, dopo quella data, praticamente solo le corse in salita). Tutti capirono subito che quell’episodio segnava la fine di un’era, almeno qui da noi. Agostini ci rimase male, anche perchè, insofferente a quella rivalità interna, proprio quel giorno a Riccione aveva voluto far capire ad Angelo, una volta per tutte, chi fosse il numero Uno della squadra, non per titoli vinti ma per classe pura, involandosi subito in testa, Ago, il Mago della Pioggia per eccellenza, in quella tempesta era nel suo elemento! Nella gara delle 350, Ago conduceva su Bergamonti con un grande margine, che assurdamente, il n.2 della Squadra MV volle recuperare a tutti i costi, troppo in fretta ed in condizioni (”era pericolosissimo, sembrava di andare sul ghiaccio”, ricorda Agostini) proibitive. Nessuno tra gli organizzatori pensò che la corsa dovesse essere fermata, visto lo stato di estrema pericolosità del percorso. Recententemente, un pilota, anch’egli presente in pista quel giorno a Riccione ha dichiarato che la caduta di Angelo NON fu affatto dovuta ad un aquaplaning, bensì ad un repentino bloccaggio del freno anteriore, causato dalla rottura di una banale molla! Secondo questa alternativa ricostruzione (peraltro tutta da verificare) dell’autentico motivo della caduta del pilota Gussolese, sembra che la MV abbia poi tentato di negare e nascondere in tutti i modi la vera causa dell’incidente, non volendo sentirsi addossare la colpa della tragedia. Non esistono comunque ulteriori conferme in merito. Il Campione di Gussola (Cremona) scivolò per un tratto infinito sulla strada bagnata e battè violentemente la testa sul cordolo del marciapiede (una cosa che suona semplicemente assurda, detta adesso!). Morì qualche ora dopo per frattura della base cranica, mentre si tentava, a Bologna, un disperato intervento chirurgico. La gara della 500, che doveva seguire quella della 350, non si disputò. Con Angelo Bergamonti, l’Italia perse un grandissimo pilota ed un ragazzo generoso e tenace che forse aveva osato troppo quel dannato giorno a Riccione, ed insieme a lui un mondo di corse, immagini ed emozioni irripetibili, oggi divenute leggenda, sulle sue strade: la mitica Mototemporada Romagnola. Ago rimase, molto scosso dal quell’episodio, e quando, l’anno dopo al Tourist Trophy, la corsa su strada più antica, prestigiosa e pericolosa del mondo, nella fatata e tragica Isola di Man morì nella gara delle 125 cadendo alla Verandah il suo grande amico Gilberto Parlotti (allora irresistibilmente lanciato alla conquista del Titolo Mondiale con la Morbidelli), la misura fu colma e Mino, giurò a se stesso che quella sarebbe stata la sua ultima apparizione nell’Isola, dando vita a quel clamoroso processo di proteste e boicottaggi delle corse giudicate troppo pericolose, che mosse allora i primi passi ma che contribuì enormemente, di lì a qualche anno, a cambiare completamente le cose in materia di sicurezza nelle corse motociclistiche. Ago onorò Gilberto con i suoi ultimi due successi nell’Isola, dedicati appunto all’amico, facendo ancora una volta la doppietta in 350 ed in 500 (pur partecipando controvoglia: Mino ancor oggi assicura che prese il via solo perchè la MV glielo impose), ma mantenne la parola, e dopo quella tragica edizione 1972 non tornò MAI più a gareggiare al TT.
Segue breve biografia del pilota:
Angelo Bergamonti (Gussola, 18 marzo 1939 – Riccione, 4 aprile 1971) è stato un motociclista italiano. Bergamonti fu 6 volte Campione italiano su pista e cronoscalate, dal 1965 al 1970 corse per varie case motociclistiche, come la Morini 125,175,250 classificandolo come il "monocilindrico più veloce del mondo". Vincitore del campionato nazionale spagnolo 1967 ed italiano senior classe 250 e 500; Aermacchi 125,250,350; Paton 250,350,500. Terzo classificato nel campionato del mondo nella classe 350 su MV.Agusta. Sesto classificato nel campionato del mondo nella classe 500 sempre su MV.Agusta.

Mototemporada Romagnola 4 aprile 1971: L'ultima corsa di Angelo Bergamonti

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